giovedì 18 dicembre 2014

I COLORI TRA ARTE E SCIENZA

12 Dicembre 2014
Lezione a cura dei docenti Corrado Corradini, Roberto Dolzanelli ed Enrico Vucemillo
presso la Libera Accademia di Belle Arti _ LABA
distaccamento di Torbole sul Garda


Nell'ultima lezione sono intervenute più persone riguardo ad un tema comune, a mio parere molto interessante, ovvero com'è visto il colore nell'arte e nella scienza.
Quello che più mi ha colpita, e che voglio riportare, è l'intervento di Roberto Dolzanelli il quale ha parlato di colore come realtà metafisica.
La luce è di natura metafisica in quando vediamo grazie alla luce ma non la possiamo vedere ne toccare. Se vedo qualcosa o qualcuno è perché la luce ha trovato un ostacolo e rimbalza riflettendosi su di esso. Quello che percepiamo da fuori è collegato a dentro. I sensi sono fondamentali per capire cosa c'è fuori e portarlo "dentro" di noi. La luce ci da la consapevolezza delle cose e le conosciamo o riconosciamo attraverso i sensi.
Dentro e fuori di noi esistono due elementi polari: la luce (parte cosciente) che riusciamo a controllare e il buio (parte subcosciente) che non riusciamo a controllare.

Nella volontà la coscienza dorme, nel pensiero la coscienza vive.

Se faccio incontrare luce ed oscurità creo un nuovo elemento, questo è il cuore, la parte centrale dell'essere umano dove tutto si può formare; la testa (parte alta) è la luce e gli organi sessuali (parte bassa) sono il buio.
Il sole (luce) assieme al temporale (buio) forma l'arcobaleno (terzo elemento, come il cuore).
Quando questo fenomeno si forma all'interno dell'essere umano, nasce la creatività.
[ ... ]
Il colore non esiste materialmente ma si manifesta!
Perché ai colori si associa un significato?
I colori, come ben sappiamo, derivano da un'esperienza.
Facciamo un esempio:
Il verde è il colore della quiete... ma perché?
Quando ci troviamo in un prato, stiamo bene; il verde è il colore della natura e noi siamo parte di essa. Per questo ci trasmette relax e benessere.
Il colore è quindi qualità in quanto è qualcosa che esiste ed è in grado di trasmettere un'emozione.

Nel pensiero siamo desti
nella volontà il pensiero dorme
nel sentimento sogniamo.

La pianta è il simbolo per eccellenza della natura; essa vince la forza di gravità per andare verso la luce. Parte dalle radici (buio) per innalzarsi verso l'alto (luce) e le foglie, il terzo elemento, sono di colore verde. Il processo linfatico, che permette alle foglie di assumere una colorazione verde, non è più metafisico come nel caso dell'arcobaleno, ma chimico.
La generazione del terzo elemento è a piacimento dell'individuo; il primo elemento è il pensiero, il secondo è il cuore/sentimento ed il terzo lo possiamo scegliere noi stessi, sarà ciò che ci permette di sentirci liberi, anche se, liberi del tutto non lo saremo mai; siamo legati ai processi vitali naturali (mangiare, bere, dormire... ). Posso sentirmi libero solo con il terzo elemento che, come nei bambini, ci porta prima a giocare e poi, quando la cosa si fa più seria, a creare.

"L'uomo è del tutto uomo solo quando gioca e gioca soltanto quando è tale nel pieno significato della parola"
F.Schiller









lunedì 1 dicembre 2014

POLI EMOZIONALI SUPERFICIALI

28 Novembre 2014
Lezione a cura del Docente Corrado Corradini
presso la Libera Accademia di Belle Arti _ LABA
distaccamento di Torbole sul Garda

La scorsa lezione abbiamo parlato di vettori-sorgenti: energia, empatia ed esistenza.
Questi vettori danno origine ai principali poli emozionali superficiali bipolari, ovvero felicità-sofferenza, euforia-depressione, eccitazione-relax, aggressività-serenità. Questi dettano le nostre emozioni e producono un ciclo continuo, un vortice, partendo da un'emozione per arrivare ad un'altra.

La pubblicità non trasmette mai valori negativi, tende sempre alla felicità, la quale non ha prezzo.
Per arrivare alla felicità il consumatore è disposto a spendere qualsiasi cifra perché una volta che ottiene l'oggetto desiderato, è felice.
I poli emozionali danno origine a 6 marco aree emotive primarie le quali generano impulsi di tipo:
- affettivo; se eccessivo > melenso
- ludico; se eccessivo > puerile
- mitico; se eccessivo > anafettivo
- megalomanico; se eccessivo > demoniaco
- carismatico; se eccessivo > paura
- masochista; se eccessivo > martire
Tutti questi atteggiamenti si assumono nel momento in cui si eccede verso uno dei 6 macro vettori sorgente proto-emozionali. Se voglio mantenere una certa stabilità ed equilibrio dovrò cercare di rimanere all'interno della macro area che comprende il dualismo tra relax ed eccitazione. 

giovedì 27 novembre 2014

RIFLESSI CONDIZIONATI EMOTIVI: EFFETTO ICEBERG

21 Novembre 2014
Lezione a cura del Docente Corrado Corradini
presso la Libera Accademia di Belle Arti _ LABA
distaccamento di Torbole sul Garda

L'emotività è data da sensazioni, feeling, odori, suggestioni, atmosfere...
Essa determina le decisoni del consumatore per oltre il 70% (con picchi massimi che arrivano al 96%); una sorta di effetto iceberg dove spesso guardiamo la sommità e non la parte sottostante.


LA PSICOLINGUISTICA

I concetti di emotività e collettività sono alla base della psicolinguistica la quale, come dice la parola stessa, studia la linguistica o linguaggio della psiche. Essa è arcaica, ancestrale, animale ed istintuale, di conseguenza molto potente. La psicolinguistica ha un approccio piuttosto antropologico (a misura d'uomo) ed emozionale.

Ma, cos'è un'emozione?
Secondo Fehr e Russel "chiunque sa cos'è un'emozione finchè non gli si chiede di definirla".
Possiamo definire in poche parole l'emozione come quel qualcosa che permette le relazioni automatiche e la salvaguardia stessa della vita.
Le emozioni possono essere di diverso tipo:
- Fisiologiche (battito cardiaco, tensione muscolare... )
- Adattive (interazione, lotta, fuga... )
- Valutatite (cosa faccio?, si o no?... )
- Affettive (piacere, dolore... )
La domanda è:
Da dove derivano queste emozioni?
Osservando lo schema sottostante sarà più facile comprendere.

Io, consumatore, sono posto al centro; attorno a me vi sono tre vettori - sorgenti:
- energia
- empatia
- esistenza


Questi tre vettori, detti anche driver, sono in grado di generare un movimento attorno a noi; in tal modo ci spingono ad esistere e muoverci in modi diversi.
Al giorno d'oggi "l'abito fa il monaco"; il modo di vestire ci rappresenta, ci possiamo fare un'idea della persona che abbiamo di fronte; questo perché al giorno d'oggi abbiamo una vasta scelta, cosa che tempo fa non c'era, si è molto più aperti a nuove culture che pian piano si stanno conoscendo.
Ogni cultura è guidata da driver differenti, l'importante è riuscire a trovare un linguaggio comprensibile per entrambe le parti.











lunedì 17 novembre 2014

INTENTION TO BUY AND PRICE SENSITIVITY


14 Novembre 2014
Lezione a cura del Docente Corrado Corradini
presso la Libera Accademia di Belle Arti _ LABA
distaccamento di Torbole sul Garda


Come già detto in uno degli ultimi post, sappiamo che il consumatore è spinto all'acquisto da un'emozione. Le emozioni non hanno prezzo quindi, nel momento in cui l'acquisto è spinto da essa, qualunque prezzo sembra essere accessibile.
Se acquisto un oggetto che desidero, anche se costa molto, lo tratterò con cura e mi ripagherà nel tempo. Secondo questa logica non esistono quindi prodotti cari, bensì oggetti in grado o non di suscitare un'emozione.



Quando parliamo di convenienza dobbiamo tenere in conto non solo il prezzo ma anche la percezione del valore o price sensitivity e l'intenzione d'acquisto o intention to buy (ITB).


Se devo fare un sacrificio non acquisto, se invece credo che l'oggetto mi dia beneficio, procedo con l'acquisto.

Il prezzo emozionale o emotional price è dato da una serie di fattori quali:

+ gusto personale
+ reputazione del brand
+ marca
+ promozioni
+ prestazioni di prodotto
+ ...

- fattori negativi 

= prezzo emozionale!



DreamsLab

14 Novembre 2014
Lezione a cura del Docente Corrado Corradini
presso la Libera Accademia di Belle Arti _ LABA
distaccamento di Torbole sul Garda


Nell'ultima lezione si è parlato di DreamsLab, realtà con la quale avremo la fortuna di collaborare.
Il centro DreamsLab, diretto dal prof. Barone, è composto da un grande team scientifico; ricercatori e dottorandi con grandi competenze nel campo della chimica teorica e computazionale, lavorano alla produzione e fruizione di contenuti scientifici ed umanistici. L'attività si basa sullo sviluppo di realtà virtuali che possono essere utilizzate in diversi ambiti: dal patrimonio culturale alla chimica, dalla chirurgia alla meccanica, dalla riabilitazione alla restaurazione.
Il pezzo forte del DreamsLab è il CAVE, composto da 3 pareti di 3x3 metri più pavimento retroproiettati; un sistema che permette all'utente di entrare in una realtà virtuale.


Non ci sono parole per spiegare la sensazione, sembra di essere catapultati in un altra dimensione.



domenica 9 novembre 2014

L’EMOZIONE NELLA COMUNICAZIONE

L’emozione è ciò che guida l’uomo nelle scelte.
Il fine ultimo del processo pubblicitario è creare un’emozione la quale si riesce a dare tramite il linguaggio e la comunicazione che a loro volta permettono di trasmettere dei valori.
Questi possono essere di due tipi: valori palesi e valori nascosti.

 








Il mezzo pubblicitario più utilizzato è la figura femminile la quale ricopre diversi ruoli all’interno delle varie pubblicità. Stefano Zatta spiega il perché in poche, semplici parole:

«Gli uomini agiscono, le donne appaiono.
Gli uomini guardano le donne.
Le donne guardano se stesse mentre sono guardate.
Questo determina non solamente la maggior parte delle relazioni fra uomini e donne ma anche il rapporto delle donne con se stesse.
L’osservatore della donna è maschile; l’osservata femminile.
Così lei si trasforma in oggetto.
Più specificamente in oggetto di visione.»


La maggior parte del denaro investito in pubblicità è dedicato al settore televisivo, lo schema riportato sotto indica in percentuale i vari campi in cui si investe.



La pubblicità vede la mente del consumatore come un CAMPO ovvero uno spazio vuoto in cui muoversi. Questo campo viene rappresentato da un cerchio.



1.     La mente del consumatore per la pubblicità
2.     Imput che ci ha dato la pubblicità (emozione)
3.     Rimane l’idea in testa

La pubblicità crea un imput dentro di noi, se il prodotto ci piace, lascia dentro di noi in desiderio d’acquisto.



Tutto si basa sulla dualità: mi piace o non mi piace.
Se mi piace e me lo posso permettere, procedo con l’acquisto altrimenti troverò il modo per averlo. Altrimenti comprerò qualcosa di simile ma penserò sempre all’originale. 
In ogni caso facciamo delle scelte e, spostandoci in una direzione, generiamo un movimento.
Tale movimento può essere rappresentato tramite un vortice il quale attrae per il 50% della sua forza e respinge con il restante 50%.





martedì 28 gennaio 2014

RESOCONTO FINALE!

Il 31 Ottobre nella nostra università
abbiamo cominciato un corso in grande serietà

all'inizio eravamo tutti preoccupati
non sapevamo incontro a cosa saremo andati

dalle prime lezioni di vision e di mission abbiamo parlato
e così il ghiaccio abbiamo spaccato

tanti esempi utili ma divertenti il prof. ci ha fatto
come il crowd finding da lui messo in atto

la verde bottiglia di Corradini Martina
potrà farle risparmiare un bel po' di monetina

seguendo i consigli di Moser Irene
avrete in poco tempo le tasche piene

di noti brand abbiamo parlato
qua sotto uno ne ho riportato:

il primo è Marcadent…
Ah no! era forse Mentadent?

cosa dire invece di Zio Lollo?
il prof. per poco non ha perso il controllo…

per quanto riguarda Federico Rosà
attente donne, qualsiasi sia la vostra età!

Alessandro Eccel con l'aloe vera
farà affari da mattina a sera

volete consigli per una super vetrina?
rivolgetevi ad Espinoza Carolina

e gli orologi di Silvia Rosà?
nella sua vita... quanti ne comprerà!

Giulia Bertolini con il suo stile ricercato
è preda delle più grandi aziende sul mercato

Nell'ultima lezione abbiamo parlato anche di Alice
che se avesse una MINI sarebbe più felice

alla fine del corso posso dire di essere soddisfatta,
tu cosa ne pensi Giulio Andreatta?

ci sono stati trasmessi tanti concetti
ricorderemo tutto Eleonora Pasetti?

se avete qualche dubbio sulle lezioni,
chiedete pure a Roberta Santoni

dopo questo corso abbiamo capito
che dobbiamo puntare verso l'infinito

e che il marketing strategico
è tutt'altro che tragico

é un dovere ringraziare,
dopo tutto questo parlare

il nostro docente Corrado Corradini
siete tutti d'accordo con Giorgia Rossini?

venerdì 24 gennaio 2014

POSIZIONAMENTO

16 Gennaio 2014
Lezione a cura del Docente Corrado Corradini
presso la Libera Accademia di Belle Arti _ LABA
distaccamento di Torbole sul Garda


Il posizionamento è il modo in cui il prodotto trova collocazione nella mente del potenziale consumatore. É stato teorizzato per la prima volta nel 1968 da Al Ries e Jack Trout.
Fa parte anch'esso del marketing strategico ed è dato da una serie di ricerche che portano a capire quali sono le tendenze del mercato.
Prendiamo in considerazione per un momento il campo automobilistico; Alfa Romeo negli ultimi anni ha perso molta notorietà, mentre Audi ne ha acquisita. Questo perché Audi ha influenzato la percezione dei possibili clienti verso il brand, investendo nei propri prodotti.
Il brand suggerisce anche l'uso che posso fare del prodotto; tornando all'esempio precedente, quello riguardante le automobili, la casa automobilistica Porsche mi suggerisce che con una Carrera 911 potrò andare più velocemente (restando comunque in sicurezza) rispetto ad una Fiat Panda.
Il posizionamento influenza anche il gesto. Pensiamo ad esempio all'uscita dell'iPhone; dopo il boom che questo smartphone ha avuto sul mercato, tutti gli altri brand come Nokia, Samsung ecc… hanno cominciato a sfornare telefoni touch screen.
Questi manipolatori, in un'altra parola INFLUENCER, sono quindi in grado di creare tendenze, hanno qualcosa in più che gli altri non hanno e comportandosi così generano un'AUDIENCE.
Se voglio creare un'audience potente, ovvero, avere un gran numero di persone che parlano di me, dovrò avere una buona REPUTAZIONE. Senza di essa non andrò da nessuna parte!
Per differenziarmi sui vari target di persone, dovrò avere un'identità personale ben definita in modo che chi parla di me, diventa il mio TARGET IDENTITARIO.
Applicando questo concetto ad un prodotto, possiamo prendere come esempio un normale pc ed un macbook portatile. Se i due prodotti non si differenziassero per ovvie doti estetiche e per i materiali, non ci sarebbe motivo di pagare un macbook molto più di un normale pc.
Il posizionamento nasce anche da una promessa di qualità che l'azienda fa al cliente.
Se mi trovo bene con un prodotto, non lo abbandono e l'azienda potrà continuare il suo processo di VENDITA.

Il posizionamento del prodotto segue un flusso; nello schema riportato sono sono indicate le parti fondamentali del processo di valorizzazione del brand.


giovedì 16 gennaio 2014

UNIQUE SELLING PROPOSITION

9 Gennaio 2014
Lezione a cura del  Docente Corrado Corradini
presso LABA distaccamento di Torbole sul Garda


Fa parte del marketing immaginativo ed ha il compito di rappresentare il tratto distintivo e originale dell'azienda o del prodotto.
Per iniziare faccio un esempio in modo tale da capire di cosa si parla; tra gli annunci più celebri prodotti con la tecnica dell'USP vi è quello delle caramelle m&m's
«si sciolgono in bocca, non in mano», usato ancora oggi.

Per essere tale, e quindi durare nel tempo, l'unique selling proposition deve avere 3 caratteristiche principali:

1. La frase deve trasmettere al fruitore un'immagine chiara, una proposta chiara che può essere sintetizzata per mezzo di parole, immagini e  suoni. Il messaggio deve mettere in evidenza immediata qual'è il beneficio specifico all'atto dell'acquisto;

2. La proposta deve essere unica e non replicabile o copiabile dalla concorrenza. Dev'essere inimitabile e riguardare sia la marca che il prodotto;

3. Il messaggio deve essere talmente forte da generare nel consumatore l'impulso all'acquisto ma soprattutto dev'essere ad un livello d'attrattività tale da muovere le masse.


È quindi lo strumento primario indispensabile per posizionare il prodotto nella mente del consumatore.
Non va a sostituire la vision in quanto la unique selling proposition si riferisce ad uno specifico prodotto, non all'azienda nel complesso.


venerdì 3 gennaio 2014

COM'E NATA LA NUTELLA?

Le origini della nutella risalgono al periodo post bellico, 
esattamente nel 1946 ad Alba, in Piemonte.
Pietro Ferrero, abile pasticcere, voleva inventare un prodotto che potesse essere alla portata di tutti; economico ma buono.
Una sera ebbe un'intuizione, ovvero amalgamare l'impasto del cioccolato gianduia alla crema di cocco; ne usci una specie di marmellata semi solida che prese il nome di "Giandujot".



Il nuovo prodotto ebbe immediatamente un grande successo inaspettato. Il signor Ferrero decise quindi di vendere il prodotto sia in panetti da tagliare, sia in porzioni più ridotte, nasce qui il cremino.

Alcuni raccontano che nell'estate del 1949 fece un gran caldo ed i panetti Giandujot si scioglievano come neve al sole, così, i negozianti, decisero di vendere il cioccolato sciolto in bicchieri di plastica, facendolo passare per una crema da spalmare.
Successivamente il Giandujot passò ad una forma più liquida e prese il nome di "Supercrema" la quale veniva venduta in barattoli di vetro.




La svolta arriva nel 1964 con il figlio di Pietro, Michele Ferrero, il quale decide di perfezionare la ricetta rendendo la crema ancora più morbida. 

Attribuì un nuovo nome alla crema di nocciole, la chiamò Nutella; da doNUT = nocciola ed "ella", un vezzeggiativo che vuole suggerirne un uso quasi ludico.



Da quel momento in poi il successo non si fermerà…
è da 40 anni sulle tavole di italiani di tutte le età!

BRAND MANAGEMENT O GESTIONE DEL BRAND

19 Dicembre 2013
Lezione a cura del docente Corrado Corradini
presso LABA distaccamento di Torbole sul Garda

Il brand si occupa di esteriorizzare, di rendere pubblica, la pianificazione strategica dell'azienda; sia che si tratti di un marchio istituzionale (Armani, Nike, Adidas…) sia che si tratti di un marchio specifico (es: occhiali Dsquared; la Dsquared ha deciso di fare anche occhiali).
Lo scopo del brand è quindi aumentare il valore della marca presso chi la percepisce e con esso i profitti dell'azienda stessa.
Il marchio Coca-Cola ha trasformato, grazie alla sua forza, i colori di Babbo Natale; il quale inizialmente era verde e marrone.

Ma la domanda è… come si sceglie un brand efficace? Quali caratteristiche deve avere?
Un buon brand deve essere:
- pronunciabile
- facile da ricordare
- riconoscibile
- traducibile
- attraente
- suggerisce caratteristiche e benefici
- conduce all'azienda madre
- registrabile facilmente
- distinguibile rispetto alla concorrenza in base al suo posizionamento

Che cos'è il posizionamento?
Il posizionamento è il modo in cui un prodotto trova collocazione nella mente del potenziale consumatore. In base alla posizione mentale che si vuole andare ad occupare si definirà il prodotto e le altre variabili di marketing mix. Il posizionamento giuda tutto il processo di marketing, compresa la strategia! In altre parole possiamo definirlo come il ricordo che il consumatore ha del brand.

es: SCOTCH è un marchio, il nome del prodotto é nastro adesivo ma la maggior parte delle persone lo chiama scotch.

Esistono 3 tipologie di brand:

A ) in base al portafoglio prodotti (uno - molti), a sua volta diviso in:
- mono brand: generalmente usato per uno a pochi prodotti che evocano atmosfere funzionali al prodotto. Sono brand che si muovono in un solo mercato e con una sola identità (es: Algida - Vodafone - … );
- family brand: riferito a molti prodotti dove è la situazione emotiva a fare da unione (es: Unilever - P&G - Nestlè - … ).

B ) in base all'identificazione con l'azienda (stesso marchio o marchio diverso), a sua volta diviso in:
- corporate brand: utilizzato sia per i prodotti che per l'azienda stessa, di solito corrisponde al marchio dell'azienda stessa (es: Pepsi - Shell - Kodak);
- furtive brand: brand con i quali l'azienda pubblicizza i suoi prodotti; non hanno collegamenti al nome dell'azienda. Nel caso di Cinzano, Skyy Vodka, Aperol e Cynar, sappiamo che sono tutti marchi di Campari.
Un chiaro esempio di furtive brand può essere antiqua farina.

C ) in base a tipologie differenziate (mix tra brand di prodotto e brand aziendale), a sua volta divise in:
- Brand incorporati: usato soprattutto quando il brand corporate è trainante, ad esempio (Sottilette Kraft - Salamini Beretta);
- Brand individuale: ogni prodotto ha un nome distinto che non richiama ne la famiglia, ne l'azienda (es: Nutella).